martedì 1 gennaio 2013

RAPPORTO TRA SECOLARITA' SECONDO LO SPIRITO E DEVOZIONE AL CUORE DI CRISTO -seconda parte-


Dal libro di don Giovanni Moioli "Il centro di tutti i cuori":



SECOLARITA' SECONDO LO SPIRITO
E DEVOZIONE AL CUORE DI CRISTO


2. Siamo al secondo ordine di considerazioni, la scoperta o la riscoperta, al di là di ciò che è storicamente stata la devozione al cuore di Cristo per due secoli, particolarmente nella storia del cristianesimo occidentale, ci ciò che c'è di valido e permanente.
E' la riscoperta del valore permanente di questo punto di vista su Gesù Cristo, in quanto Egli stesso viene visto come cuore.

Come potremmo esprimere questa presa di coscienza del valore permanente di questo punto di vista sintetico su Gesù Cristo?
Potremmo esprimerlo ritrovando forse il discorso antropologico, anche generale, ma più direttamente ritrovando il valore che l'antropologia biblica dà al cuore, come ciò che definisce l'umano: la profondità dell'umano, la comprensività dell'umano, l'unità profonda o il centro di unità profonda dell'umano, la qualità dell'umano, di ogni individuo umano.

Su questo sfondo va collocata anche la realtà, e il mistero, del Figlio dell'uomo che, in termini biblici, può e deve essere definito come cuore.
Vi è implicata la coscienza, vi è implicata la libertà, vi è implicata l'unità interiore e le sue coordinate che danno senso a un parlare, a un gestire, a un sentire, a un reagire, a un giudicare, a un donare e a un donarsi, a un condividere, a un rifiutare, a un perdonare.

Tutto questo è implicato nel discorso sul cuore in genere e, nel caso particolare, sul cuore assolutamente nuovo che è il Figlio dell'uomo come cuore.

Cristo è un cuore, Cristo è un tipo di cuore, il tipo di cuore singolare, assolutamente singolare che, nella sua singolarità e concretezza assoluta, è un tempo la verità del cuore dell'uomo perfettamente realizzato nel modo autentico, e insieme è rimando alla verità del cuore di Dio: ossia, ciò che deve essere l'uomo per essere un cuore autentico rimanda alla verità del cuore di Dio, o di Dio come cuore.

E' rimando alla verità di Dio come cuore, cioè alla profondità di Dio, alla interiorità di Dio, a ciò che costituisce, a ciò che è più segreto, più proprio, più caratteristico di Dio.
E' rimando, perché ne è il simbolo reale, secondo l'espressione del teologo Karl Rahner, che vede nel cuore di Cristo "il simbolo dell'amore incomprensibile e disinteressato, dell'amore che vince nell'insuccesso, che trionfa nell'abbattimento, che dona la vita dopo essere stato ucciso: di quell'amore-carità che è Dio".

Il Cuore è il "simbolo reale" del Figlio nel suo manifestarsi, nel suo autoenunciarsi secondo quell'eccedenza filiale, che lo pone in un rapporto singolare con Dio.
E lo esprime quanto una realtà umana può esprimerlo.
Dio si esprime in un umano; e questo umano esprime Dio quanto un umano può esprimerlo, perché non è un umano accanto a Dio, ma è l'umano del Figlio.
In tal senso, la verità dell'umano in Gesù è sintetizzata con la singolarità di questo umano stesso.

Così, dunque, l'uomo biblicamente si dice in termini di cuore, lo stesso Figlio dell'uomo biblicamente si deve dire come cuore, come verità dell'uomo cuore, o come rimando alla verità di Dio.

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