giovedì 28 febbraio 2013

L'ORA SANTA per la vigilia del primo venerdì di marzo




ORA SANTA


PER LA VIGILIA DEL PRIMO VENERDÌ

DI

MARZO


di Padre Matteo Crawley




Noi Ti adoriamo, Cuore di Gesù Eucaristia, in unione con i nove cori degli angeli che Ti glorificano in Paradiso!

Noi Ti benediciamo, Cuore di Gesù Eucaristia, in unione con le legioni dei Serafini e dei Santi che Ti adorano nel tabernacolo solitario!

Noi Ti glorifichiamo, Cuore di Gesù Eucaristia, unendoci ai sentimenti d'amore e di riparazione fervente di Maria Immacolata, Regina del Cielo e Sovrana dei tuoi santuari, che sono il nostro paradiso terreno.
Soprattutto in unione con Lei, o Gesù, veniamo a cantare le tue misericordie infinite, a piangere la tua mistica agonia, i peccati del mondo ingrato e la tua solitudine nell'Ostia! 

In unione con Maria vogliamo, durante quest'Ora Santa, percorrere la via dolorosa, per trasformarla in una via trionfale, con la gloria della Vergine Immacolata e con le nostre lodi a Te, nostro Salvatore... e fare del tuo Calvario il Tabor glorioso del tuo Cuore adorabile.

O Gesù amatissimo, dopo venti secoli passati fra noi nell'Eucaristia, non Ti conosciamo ancora... perdonaci e degnati di accettare, in riparazione delle nostre ingratitudini, i sentimenti d'amore di Maria e le adorazioni profonde del suo Cuore materno.

Adorabile Gesù, nonostante la tua munificenza e le meravigliose invenzioni del tuo amore, non abbiamo ancora per Te l'ardore e la generosità senza misura che dovrebbero rispondere a tanta bontà...

Perdonaci e degnati di accettare, in compenso della nostra freddezza, le fiamme d'amore divino che incendiarono il cuore e l'anima di Maria, nel giorno benedetto dell'Annunciazione.

Gesù Ostia, amore supremo dei nostri amori e vita della nostra vita, allontana i tuoi sguardi dalle nostre colpevoli deviazioni, dalle nostre mille tiepidezze, da tante debolezze nei nostri propositi di virtù, nelle nostre promesse di santità...
Perdonaci per amore della tua Mamma, della quale Ti offriamo il Cuore Immacolato, con sentimenti di riparazione e come omaggio della più completa e più fervorosa adorazione. 

Divino Gesù, in nome di Maria Immacolata, in riconoscenza delle sue cure materne, in intima unione con la Vergine di Nazareth, noi Ti preghiamo di perdonare le innumerevoli dimenticanze della tua Legge, di cui i tuoi figli si sono resi colpevoli...
Essi ora qui detestano le loro colpe e quelle dei loro fratelli tanto numerosi che Ti offendono, ed ora, per l'intercessione di Maria Santissima, supplichiamo il tuo perdono.
Raccogli nel calice d'oro del Cuore di Maria le nostre lacrime di pentimento, o Gesù, per l'amore ed il martirio della Vergine Madre; regna in una più grande intensità di fede, d'amore, d'umiltà e di purezza sulle nostre anime, sulle nostre famiglie, sulla società intera. 



                                                                           (Pausa) 



Diciamo a Gesù che L'amiamo tanto e che desideriamo amarlo di più, sempre di più, per rispondere alle sollecitudini del suo Cuore; ma poiché la nostra miseria è tanto grande, offriamogli il dono incomparabile del Cuore di Maria.
Chiediamo alla nostra dolce Madre che, offrendosi per noi in quest'Ora. Santa, ci ottenga la grazia di amarlo di un amore ardente e di far amare con uno zelo instancabile il Cuore del Salvatore, suo Figlio.
Nessuno più della Vergine Immacolata ha il diritto di parlare delle intimità del Cuore di Gesù e delle sue angosce nell'opera della Redenzione. Ascoltiamola con affetto filiale. 


                                                                     (Breve pausa) 



VOCE DI MARIA Dal giorno dell'Annunciazione, io sono la Madre del bell'amore (Cfr. Sir 24,24) e voglio infiammare le anime con il fuoco del mio amore.
Da quell'ora sublime e felicissima, in cui Gesù ed io abbiamo formato una vita sola, ho pensato a voi, figli della mia tenerezza e dei miei dolori...
Voi mi chiamate vostra Madre... e dite il vero, poiché io sono veramente Madre di Dio e Madre degli uomini (Cfr. Gv 19,27).
Come Madre, ho pianto dinanzi alla culla...
All'ineffabile felicità di avere il mio Gesù, in quella Betlemme indimenticabile, si mescolava la visione del suo avvenire di persecuzioni e di ingiurie.
Allora, cantando per addormentarlo, contemplando il mio Dio e mio Figlio che tenevo tra le braccia, baciando la sua fronte divina, prevedevo, in una vivida luce, il delitto deicida che, fino alla consumazione dei secoli, con il dardo del peccato, trafiggerà il Cuore del nostro Salvatore, lo, Madre sua, con il martirio nell'anima (Cfr. Le 2,35), elevando Gesù sulle mie braccia, supplicavo il suo Padre Celeste di accettare quella dolce vittima per la redenzione di tutti i suoi figli peccatori!... 


                                                                (Con brevi pause) 



lo ho baciato le sue mani che mi accarezzavano... segnando con i miei baci le sue piaghe...

Ho posato le mie labbra sui suoi piedi, riparando in precedenza, con i miei baci, le crudeli ferite dei chiodi. Ho bagnato di dolci lacrime la sua fronte divina, che doveva cingere la corona di spine...

Sul suo Cuore, consumato dalle fiamme più vive, ho posato la mia testa già torturata dal pensiero della sua agonia, riparando le sue crudeli sofferenze con i baci ardenti del mio amore verginale e materno....

E in quel Getsemani di amarezze, Gesù ed io, sua Madre, ricomprammo con l'amore e il dolore un numero infinito di figli prodighi del focolare... di rinnegati della croce e dell'altare.





                                                                           (Pausa) 



O notte di pace e di sofferenza redentrice, le cui tenebre avvolsero la culla di Gesù! In estasi e in ginocchio, Maria vegliava sul riposo del Fanciullo, dell'Eterno, e meditava sopra un'altra Betlemme, sopra un altro letto di riposo apparente, di perfetto sacrificio: il tabernacolo, contemplato nella lontananza dei tempi...
Attraverso secoli, la Vergine amante e addolorata vedeva questa culla permanente, indistruttibile, dove Gesù Bambino sarebbe nato milioni di volte, all'ombra d'un umile altare; poi Ella lo vedeva chiuso nella fredda ma dolce prigione d'innumerevoli tabernacoli...
In ciascuno di essi, il divino prigioniero Gesù continua a dormire, mentre il suo Cuore divino veglia su di' noi (Cfr. et 5,2) e la Regina dell'amore, la Vergine Maria, custodisce la sua culla eucaristica. 


lunedì 11 febbraio 2013

IL PAPA LASCIA IL PONTIFICATO DAL 28/02



In questo momento di sconcerto e confusione per noi fedeli, uniamoci nella preghiera per il nostro amatissimo Papa Benedetto XVI e per la Chiesa intera.


Un grazie che viene dal cuore ad un Papa che ha fatto tanto per la Chiesa, e a Joseph Ratzinger, sacerdote, vescovo, cardinale, che sempre farà per la nostra Madre Chiesa.

TI VOGLIAMO BENE, dolce Cristo in terra!
Ti vorremo sempre bene, come ad un padre, perché ogni sacerdote è padre!







lunedì 4 febbraio 2013

RAPPORTO TRA SECOLARITA' SECONDO LO SPIRITO E DEVOZIONE AL CUORE DI CRISTO -quinta parte-




Qui trovate la  quarta parte del testo.




Dal libro di don Giovanni Moioli "Il centro di tutti i cuori":




SECOLARITA' SECONDO LO SPIRITO
E DEVOZIONE AL CUORE DI CRISTO

Io credo sia evidente che il cuore diventi il nome totale di Cristo; e diventi il luogo della comprensione della verginità, il luogo della contemplazione, della comprensione della croce, della missione, del sitio di Gesù morente in croce, del Buon Pastore.

Il riferimento a Cristo come cuore perde il significato devozionale, ma assume un significato più profondo: Cristo come cuore diventa il luogo della stabilità profonda e dell'appartenenza, dell'affidamento totale della vita; diventa il riparo, il rifugio, la forza per l'azione; è riferimento della vita e, conseguentemente, punto di prospettiva da cui si guarda e si interpreta la realtà.

Cristo come cuore diviene il luogo della stabilità profonda e dell'affidamento nella mobilità, dentro la mobilità, in ciò che costituisce la mobilità e l'imprevedibilità della vita, delle durezze della vita, degli scontri della vita.

Cristo come cuore diviene riferimento non solo dell'imitazione, ma dello scambio, della reciprocità: "Ciò che è tuo è mio; ciò che è mio è tuo".
E' una cosa che deve caratterizzare la vita cristiana, richiamata anche nella simbologia sponsale di San Giovanni.
Lo Sposo e la Sposa, nella reciprocità e nello scambio, possono dire: "Quello che è mio è tuo, quello che è tuo è mio" (cf Lc 15,31); ma questo è il discorso che il Figlio fa al Padre.

Il Cristo come cuore diventa una sorgente nascosta e il luogo del nascondimento della propria interiorità più profonda; è a un tempo la sorgente nascosta della propria interiorità, della propria azione, di quello che si è, del come si è, del perché si è, e insieme anche il luogo del nascondimento, della propria interiorità più vera, dove si sta veramente e ultimamente di casa.
Per cui si dovrebbe rispondere: "Sto di casa in Cristo, sto di casa lì".


Se è così, la devozione al Cuore di Cristo è più che una devozione.
Può anche essere una devozione particolare, ma non è soprattutto una devozione; è piuttosto una chiave specifica di comprensione e di ricomprensione continua della centralità di Cristo, "il centro di tutti i cuori".