venerdì 5 settembre 2014

PRIMO VENERDI' DEL MESE - riflessioni ed un testo di San Bonaventura



Oggi è il Primo Venerdì del mese: il Sacro Cuore ci invita ad una vita sacramentale più intensa, attraverso la confessione e la S. Comunione, che acquista il valore speciale - secondo questa devozione - di "riparazione e offerta" per i peccatori.
Si potrebbe dire: chi mai è degno da "riparare" e "offrire" per gli altri?
Non siamo tutti peccatori?
Le prime letture di questi ultimi due giorni (tratte dall'Epistola di San Paolo ai Corinzi) sottolineano quanto siano proprio i peccati a doverci spingere tra le braccia di Cristo e quindi del Suo Amore, simboleggiato dal Suo Cuore.
Chi è cosciente di essere peccatore e ha desiderio serio e impegno concreto nel correggersi, attraverso la propria vita di testimonianza, preghiera, ascesi, può offrire e riparare per gli altri...non per meriti propri, ma solo per i meriti infiniti di Cristo che vuole associarci alla Sua Passione.
Oggi San Paolo parla infatti del dovere da parte di chi esercita un ministero - ma ciò vale per tutti i battezzati in Cristo, Suoi annunciatori - di essere "fedeli" nell'amministrare quanto Dio affida a ciascuno di essi.
Eppure egli dice: "Anche se non sono consapevole di colpa alcuna, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore"! (1 Cor 4,4)
Questo paradosso tra fedeltà e peccato trova la sua chiave di lettura nell'Amore di Dio, racchiuso nel Cuore di Cristo.
Questo Cuore è pronto al perdono, all'accoglienza...alla Misericordia, per dirla con una parola dal sapore squisitamente teologico e divino.
La fedeltà personale al Signore nell'usare i talenti ricevuti, nell'essere buoni testimoni per i fratelli che si incontrano sul proprio cammino, nel vivere una vita di Grazia, è tale solo a partire dalla conoscenza e riconoscenza per l'Amore Misericordioso di Dio, che si fida dell'uomo e scommette su di lui, pur sapendolo non immune da macchie, imperfezioni, cadute. 
Paolo non parla "in teoria": da persecutore dei cattolici è divenuto apostolo dei pagani e non esiterà a definirsi come "aborto" (1 Cor 15,8).
Benedetto XVI così spiegava: "San Paolo lo dice in relazione al proprio impegno apostolico: è in esso che si manifesta la fecondità della grazia di Dio, che sa appunto trasformare un uomo mal riuscito in uno splendido apostolo.
Da persecutore a fondatore di Chiese: questo ha fatto Dio in uno che, dal punto di vista evangelico, avrebbe potuto essere considerato uno scarto"! (Udienza generale, 10 settembre 2008)
 

Commentando la Parola di ieri, Papa Francesco sottolineava proprio il legame tra l'ammissione della debolezza umana nel peccato e la salvezza e ci invitava ad una riflessione finale, attraverso una serie di domande: "Se un cristiano non è capace di sentirsi proprio peccatore e salvato dal sangue di Cristo crocifisso, è un cristiano a metà cammino, è un cristiano tiepido.
La forza della vita cristiana e la forza della Parola di Dio è proprio in quel momento dove io, peccatore, incontro Gesù Cristo. 
E quell’incontro rovescia la vita, cambia la vita. E ti dà la forza per annunciare la salvezza agli altri.
Sono capace di credere che proprio lui, con il suo sangue, mi ha salvato dal peccato e mi ha dato una vita nuova? Ho fiducia in Cristo? Mi vanto della croce di Cristo? Mi vanto anche dei miei peccati, in questo senso"? (Meditazione quotidiana a Santa Marta, 4 settembre 2014).
Il "segno" visibile, concreto di questo amore che salva è il Cuore di Gesù, il Cuore che tutto ha donato, fino all'ultima goccia di Sangue.
Se abbiamo questa fiducia in Gesù-Amore possiamo arrivare addirittura a dire, come fece san Bonaventura, che il Suo Cuore è il nostro Cuore, che in Esso ci rifugiamo nonostante le nostre debolezze ed il nostro peccato e che da Esso otteniamo la salvezza e attraverso di Esso possiamo essere finalmente capaci di pregare.
Ecco che allora il Cuore di Cristo viene ad essere per noi "cuore di Re, di amico, di fratello".
Sono definizioni scritte da S.Bernardo, alla quale mi piace aggiungere quella contenuta in un canto devozionale, che nel mese di giugno viene ancora intonato nella mia parrocchia: "Cuore di Sposo"!
Quello Sposo che ama con amore infinito la Sua Sposa, la Santa Chiesa...ma anche ognuna delle nostre anime. Quello Sposo a cui si può avere l'ardire di rivolgersi - proprio come farebbe una sposa - considerandosi con Lui "un cuor solo".

A conclusione, ecco il testo di San Bonaventura dedicato al Cuore di Gesù:
 



"Gesù buono, è bella e gioconda cosa abitare nel tuo cuore!

Esso è il ricco tesoro, la perla preziosa che abbiamo scoperto nel segreto del tuo corpo trafitto, come nel campo scavato...

Io l'ho trovato il tuo cuore, o Gesù benignissimo: cuore di Re, cuore di fratello, cuore di amico.
Nascosto in Te non pregherò io?
Pregherò, sì.

Già il Tuo Cuore  - lo dico francamente - è anche cuore mio.
Se tu, Gesù, sei il Capo mio, come dunque quello che è del mio capo non dovrà dirsi mio?

Che gioia per me!
Ecco: tu, o Gesù, ed io abbiamo un solo e medesimo cuore...
Frattanto avendo ritrovato, o Gesù dolcissimo, questo Cuore divino che è Tuo ed è mio, pregherò Te, Dio mio.

Accogli nel santuario delle udienze le mie orazioni, anzi rapiscimi tutto nel Tuo Cuore.

La tortuosità dei miei peccati mi vieterebbe l'ingresso...
Ma siccome un'incomprensibile carità ha dilatato e ampliato il Tuo Cuore, siccome Tu, che solo sei, puoi rendere mondo chi è concepito da immondo seme, o Gesù bellissimo, lavami dal delitto, mondami dai miei peccati.

Purificato da te, possa avvicinarmi a te, purissimo, possa entrare e dimorare nel Tuo Cuore tutti i giorni della mia vita, per sapere e per fare quello che vuoi da me".

(San Bonaventura, La vite mistica)

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