venerdì 6 ottobre 2017

PRIMO VENERDÌ DEL MESE


Una riflessione di Lucio Zorzi (prima parte)
(Il Sacro Cuore. Una spiritualità da riscoprire, Paoline, 2002, pp. 25-29)

«Fin dal secolo XVII, assieme alla devozione popolare al Sacro Cuore, si diffusero nella Chiesa i più differenti tipi di immagini (pitture e sculture) del Sacro Cuore di Gesù.
Nella tradizionale iconografia del Sacro Cuore è consuetudine rappresentare Gesù risorto che mostra il suo cuore, a volte indicandolo, a volte benedicendo, altre volte con le braccia aperte, in segno di accoglienza ("Venite a me"). 

L'atto di indicare il cuore trafitto ricorda il gesto e le parole di Cristo risorto agli apostoli, e in particolare a Tommaso: "... stendi la tua mano e mettila nel mio costato e non essere più incredulo ma credente" (Gv 20, 27). Come per Tommaso, così per tutti noi Gesù Cristo continua a indicare il suo cuore con i segni della passione e morte in croce, dicendoci: "Guardate come io vi ho amati. Abbiate fede!".
Il Cuore di Cristo non è rappresentato come un cuore qualsiasi, ma con i segni della sua passione e morte. Attorno a quel cuore ci sono cinque elementi simbolici: la ferita aperta, la croce, le fiamme, le spine, le gocce di acqua e sangue che sgorgano dalla ferita [...].

1. La contemplazione

La ferita aperta è il dato biblico primordiale per il culto al Sacro Cuore di Gesù: "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" (Gv 19, 37). Fu questa ferita che Cristo risorto indicò ai discepoli e a Tommaso, e continua a indicare a tutti noi, quasi come un "marchio registrato" della sua risurrezione e della sua presenza fra noi.
La ferita aperta è un invito alla contemplazione: "guardate". Questo è il primo aspetto della spiritualità del Sacro Cuore di Gesù: contemplare colui che ci amò fino alle ultime conseguenze e che diede la vita per noi. La contemplazione ci aiuterà a sentirci amati da Dio e a corrispondere a questo amore. 
Una delle forme più importanti della contemplazione è l'adorazione eucaristica. Nel sacramento dell'Eucaristia, Gesù è presente in mezzo a noi: davanti a lui noi ci prostriamo, come Tommaso davanti al Risorto e, come lui, ripetiamo con fede: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20, 28). Davanti al tabernacolo, o davanti al Santissimo Sacramento esposto sui nostri altari, possiamo incontrare il Cristo vivo e restarcene come Maria di Betania in adorazione silezionsa e in ascolto [...].

2. L'imitazione

La croce sopra il cuore è un altro elemento sempre presente immagini del Sacro Cuore di Gesù. La croce rappresenta l'obbedienza di Gesù alla volontà del Padre e l'amore di Gesù per noi, fino alle ultime conseguenze.
La croce ci ricorda un altro elemento fondamentale dell'autentica spiritualità del Sacro Cuore di Gesù: l'imitazione. Gesù indica la sua croce e ci dice: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua... Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà" (Mt 16, 24-25); "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13, 34); "Imparate da me che sono mite e umile di cuore! (Mt 11, 28) [...].
In altre parole: la devozione al Sacro Cuore di Gesù ci spinge a cercare di vivere conformemente allo stile di vita di Gesù, cioè a fare la volontà del Padre, costi quello che costi; ad avere un cuore aperto e umile, misericordioso e buono, come il suo: con la sua premura per ogni persona e, in modo preferenziale, per i poveri, per i sofferenti, per gli ammalati, per gli esclusi; ma anche con il suo grande coraggio di denunciare i sistemi iniqui di dominazione e di esclusione». 

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