venerdì 23 giugno 2017

Solennità del Sacro Cuore di Gesù 2017 - Amare con tutto il cuore


Celebrare la solennità del Sacro Cuore significa focalizzarsi su quello che è – simbolicamente – il nucleo essenziale della persona umana e divina di Gesù e della sua stessa intera esistenza: il suo amore salvifico per l'umanità.  
Questo perché il Cuore è il segno dell'amore di Dio e al contempo ne è anche simbolo, come Pio XII sottolineò nell'Haurietis Aquas: parliamo del Cuore di Cristo  non per riferirci semplicemente a un organo umano, biologico, del corpo di Gesù, ma per andare a ciò che esso rappresenta, cioè l'amore. E questo amore non è un amore qualunque, non è contenuto entro limiti definiti o definibili. Al contrario, è un amore assoluto, infinito, gratuito. È l'amore di Dio che porta il Verbo a incarnarsi, a spendere la sua esistenza per la salvezza degli uomini, fino all'atto ultimo e "risolutivo" della propria offerta: la morte in croce, con l'altrettanto simbolico gesto della trafittura del costato, di quel cuore da cui sono fuorisciti sangue e acqua, i simboli dei Sacramenti della Chiesa e da cui la Chiesa stessa, dunque, è sgorgata. 
In questa fuoriscita dal costato è rappresentato il darsi di Gesù fino all'ultima goccia del suo sangue, cioè senza risparmiare niente di sé stesso, senza conservare nulla, senza trattenere niente della propria vita. Il racconto giovanneo lo rimarca proprio nel gesto del soldato che squarcia il petto del Signore, perché il sangue, nel linguaggio biblico, è simbolo della vita stessa e così la morte di Cristo assume una valenza straordinariamente e doppiamente oblativa e vitale: Gesù spende la sua vita per gli altri, e l'aspetto fisico di questa donazione diventa espressione simbolica dell'amore reale con cui Dio ci ama. La vita di Gesù diventa infatti la vita di chi crede in lui, di chi si nutre di lui, di chi lo confessa come il Cristo. Questo è il messaggio chiaramente contenuto nella Prima Lettera di Giovanni, al capitolo 4.
Dire che Gesù ci ha amati con tutto il cuore e dal profondo del suo cuore non è allora utopia. D'altronde, queste sono espressioni tipiche del linguaggio umano – che fa del cuore il simbolo dell'amore di una persona e del suo centro più profondo – ma sono realtà che Cristo ha vissuto e che Dio vive da sempre e vivrà per sempre per l'essere umano. È ancora Giovanni, infatti, nella sua Prima Lettera, a rammentare che Dio Padre ha mandato il suo Figlio unigenito «perché noi avessimo la vita per lui» (v. 9), e nel suo Vangelo, al cap. 3, versetto 16, è ancora più esplicito: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna». 
Benedetto XVI, poi, sottolineò che «lo Spirito Creatore ha un cuore. È Amore» (Omelia, 3 giugno 2006). Ecco che dunque, alla fine, con l'evangelista Giovanni possiamo racchiudere il significato della solennità del Sacro Cuore in una sola espressione: «Dio è amore» (Gv1 4, 16). E così come abbiamo visto concretamente l'amore per noi del Dio Uno e Trino nell'amore tangibile del Cristo Uomo, così anche noi possiamo diventare trasparenza dell'amore di Dio per gli altri, ogni volta che ci relazioniamo al nostro prossimo non con semplice filantropia o per interesse o peggio ancora con disprezzo, ma con lo stesso atteggiamento interiore di Cristo: nell'offerta generosa di ciò che siamo e anche del nostro tempo, che spesso riteniamo più prezioso del fratello che ci sta accanto.
Il Cuore di Gesù ha declinato il proprio tempo umano secondo i bisogni dell'umanità assetata di amore, e ha fatto del suo spazio esistenziale lo spazio dell'accoglienza, dell'abbraccio, della correzione, del conforto e della vicinanza; lo spazio della chiamata e dell'attesa, lo spazio della speranza e della pazienza; lo spazio della vita che genera vita, non del rifiuto, che genera sempre morte ogni volta che un no diventa l'umiliazione dell'altro che tende la mano.
Guardare al Cuore di Gesù significa imparare da lui e imitarlo, riconoscendosi chiamati a una missione grande e che non abbiamo meritato, ma che tuttavia ci è stata affidata: mostrare ancora oggi, nel nostro mondo, nella nostra epoca, che Dio ha un cuore che palpita d'amore, che Dio stesso, anzi, è cuore, se per cuore intendiamo il suo amore senza riserve. 

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