domenica 14 aprile 2013

DON BOSCO E LA DEVOZIONE AL SACRO CUORE - 14a parte: LA BASILICA DEL SACRO CUORE A CASTRO PRETORIO, ROMA




Cominciamo oggi a scoprire la storia della Basilica del Sacro Cuore a Castro Pretorio: un Tempio che vede legati da un mirabile disegno -per coincidenze e con "ruoli" diversi-
  • due Pontefici (Pio IX e Leone XII)
  • quattro Santi (Don Bosco, Santa Margherita Alacoque -la destinataria delle rivelazioni sul Sacro Cuore-, San Francesco di Sales e Santa Giovanna di Chantal -ispiratore, il primo della Congregazione salesiana che da lui prese il nome e fondatore, assieme alla seconda, dell'ordine della Visitazione, cui apparteneva Santa Margherita Maria)
  • l'intera Sacra Famiglia (nelle accezioni particolari di "Gesù -Sacro Cuore", Maria "Aiuto dei Cristiani" e San Giuseppe "Patrono della Chiesa Universale").

E' una vicenda appassionante, che ci farà scoprire qualcosa in più del santo torinese e dei suoi "tre amori": il Papa, Gesù e Maria Ausiliatrice.

Ringrazio il sig. Pasquale Granata -coaudiotore salesiano dell'Opera Sacro Cuore- per avermi concesso la possibilità di condividere con voi la splendida foto che mi ha gentilmente inviata.

Un "ensemble" di profondo spessore anche simbolico: la statua di Don Bosco, che si trova nel cortile dell'Opera romana -oggi in una posizione diversa- sembra idealmente porsi all'ombra Sacro Cuore.
Di fronte a lui, la Basilica romana, quasi ad indicare -metaforicamente- che al Cuore di Cristo si arriva andando a Lui nella Sua Casa, dove Lo si può incontrare nei Sacramenti della Confessione e dell'Eucaristia.
La piccola statua di Maria Ausiliatrice, la "Madonna di don Bosco", ci rammenta una verità non solo "salesiana", ma che il santo torinese seppe interiorizzare e trasmettere in modo tutto suo: "Ad Jesum per Mariam".
A Gesù si va per Maria e Maria, lo si sa, da Madre buona e generosa, non rifiuta grazie e protezione a chi gliene chiede con fiducia!

Imitiamo l'atteggiamento "interiore" di San Giovanni Bosco: affidiamoci a Maria Ausiliatrice perché ci conduca nel rifugio sicuro che è il  Cuore di Cristo, definito dalle litanie proprie come "colmo di bontà e di amore, paziente e misericordioso, generoso verso tutti coloro" che Lo "invocano", "fonte di ogni consolazione" e "gioia di tutti i santi".

Buona lettura e che il Sacro Cuore vi colmi delle Sue benedizioni!

Basilica parrocchiale salesiana del Sacro Cuore a Castro Pretorio, Roma
Foto di Pasquale Granata, sdb 





Dal libro "Don Bosco e la devozione al Sacro Cuore" di Arnaldo Pedrini:


"...Sembrava che la Provvidenza lo stesse attendendo per destinarlo ad un'opera grandiosa, senza precedenti.
Con la costruzione del tempio del S. Cuore al Castro Pretorio in Roma egli sarebbe diventato pure l'Apostolo del S. Cuore, oltre che già di Maria SS. Ausiliatrice per l'erezione della sua Basilica in Torino (1868).

La costruzione del nuovo tempio l'avrebbe visto occupato tenacemente -fozatamente si direbbe pure per gli ostacoli e le difficoltà- per quasi un decennio: l'ultimo periodo della sua esistenza.


  1. Come nacque l'idea di una Basilica
Bisogna anzitutto fare una premessa e una precisazione: si risale un po' addietro nel tempo.

L'idea di voler dedicare una chiesa in onore del Cuore SS. di Gesù era già venuta in mente al venerando Pontefice Pio IX: un suggerimento dato, vivamente accolto.

Già dal 1875 si erano presentati a lui i dirigenti della Federazione Piana delle Società Cattoliche in Roma per chiedere l'autorizzazione e quindi patrocinare l'erezione di questo progetto ardimentoso.
Il Santo Pontefice benevolmente annuiì, ancorché il suo primo intendimento fosse stato un altro: aveva pensato che, a felice chiusura del Concilio Vaticano I, fosse doveroso per il suo valido patrocinio, render omaggio e onore a S. Giuseppe, dichiarato solennemente Patrono della Chiesa universale.

Il terreno adatto, già acquistato in antecedenza, si situava sul Colle Esquilino: quel quartiere di Roma era destinato in breve tempo a popolarsi intensamente, data la vicinanza alla stazione Termini.

La richiesta poi cadeva felicemente nella fausta ricorrenza del 2° centenario delle apparizioni di Paray-le-Monial.

In vista anche del fermento a favore della pietà cristiana per la nuova devozione, suscitato dall'interesse dei Vescovi nelle varie diocesi, il Pontefice affrettò le sue decisioni, e il comitato della federazione con coraggio intensificò l'iniziativa.

Ma ancor prima che si dissolvessero i fondi, vennero meno le persone atte e capaci alla realizzazione.

La repentina scomparsa del santo Pontefice Pio IX, nel febbraio 1878, fece crollare il sogno: sembra che il disegno avesse a naufragare completamente o almeno ne corresse il rischio, se nonf osse stato per l'intervento di Leone XIII a riprendere in mano il progetto e a favorirne l'esecuzione.

Inizialmente tutto procedeva sotto buoni auspici e con qualche concreto risultato, senonché dinanzi all'immane impresa, enormi difficoltà stavano per avere il sopravvento, piegando persino l'animo dell'intrepido venerando Pontefice.

In un privato e occasionale colloquio, rimbalzò il nome di Don Bosco e fu allora come una schiarita della tribolata vicenda.

Fu merito dell'arcivescovo di Torino, il Card. Gaetano Alimonda, che ne fece parola al Papa: ne avrebbe egli stesso fatto parola a Don Bosco, a nome della santa Sede.

E Don Bosco accettò: per lui la parola del Papa era un comando.

Siamo nell'aprile 1880.

Onore e ònere allo stesso tempo; ma fiducioso nella Provvidenza Don Bosco non tergiversò.

Immancabilmente ne sarebbe venuta in premio una benedizione dal cielo; infatti -secondo l'attestazione dello storico Don Ceria : «Si direbbe che la Provvidenza facesse tramontare tutti i disegni di fondazione salesiana a Roma, finché non ve ne fosse una che permettesse alla Congregazione di presentarsi nella città Eterna in forma degna del proprio avvenire.
Questo appunto accadde quando il Papa diede a Don Bosco l'incarico di erigere nella Capitale del mondo cattolico una chiesa monumentale al S. Cuore di Gesù»"

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