mercoledì 19 dicembre 2012

RAPPORTO TRA SECOLARITA' SECONDO LO SPIRITO E DEVOZIONE AL CUORE DI CRISTO


Dal libro di don Giovanni Moioli "Il centro di tutti i cuori":



SECOLARITA' SECONDO LO SPIRITO
E DEVOZIONE AL CUORE DI CRISTO




"Un punto di unità nel rapporto tra consacrazione e secolarità, tra secolarità e senso della Chiesa, potrebbe essere ritrovato tra secolarità secondo lo Spirito e senso del Cuore di Cristo.

Facciamo tre ordini di riflessioni.

La prima ci porterà a una presa di distanza critica da un sospetto che grava su ogni discorso che si fa circa la devozione al Sacro Cuore.
Devozione che è andata subendo un'evoluzione: si è passati da una posizione fisicista, secondo cui il cuore fisico di Gesù era oggetto di devozione, a una visione più interiorista, secondo cui oggetto di devozione è il cuore come interiorità affettiva dell'uomo-Gesù fino a mettere in rapporto i due aspetti, dando al simbolo valore di significato.

La seconda riflessione ci porterà a ritrovare, di conseguenza, il valore permanente del cuore di Gesù come sintesi di tutta la sua realtà umana.

La terza considerazione ci porterà a riflettere sul valore permanente di questo punto di vista che può essere comune a tutta la Chiesa di Dio.

1. Prendiamo una specie di distanza critica, di fronte a un sospetto che grava su ogni discorso che  si fa circa la devozione al Sacro Cuore.
L'aspetto da cui prendere una distanza critica coincide con la crisi stessa della devozione al Sacro Cuore, che ha segnato una sua punta caratteristica intorno agli anni Cinquanta.
In questo contesto si colloca l'enciclica molto significativa di Pio XII, Haurietis aquas, tesa a far ritrovare il valore permanente del riferimento al cuore di Cristo.

L'enciclica dava due importanti orientamenti: 
  • collocare il discorso sul cuore di Cristo totalmente entro la storia dell'Alleanza, come storia dell'amore di Dio per l'uomo, come manifestazione del dono della carità; 
  • e individuare la carità di Cristo come il valore sintetico  sia della manifestazione-comunicazione di Dio sia dell'uomo che accoglie che questa comunicazione.

L'enciclica tentava cioè di descrivere Gesù in termini di CARITA': nella sua dimensione affettiva, spirituale e increata, come presenza-rivelazione dell'amore di Dio in Gesù.
In questo senso riproponeva la considerazione del cuore fisico di Gesù come simbolo.

Appare dunque del tutto giustificato qualificare la realtà di Gesù come cuore, assumendo la categoria neotestamentaria di agape.
Letto come cuore e come agape, il modo di essere-uomo di Gesù esprime anche tutta la sua novità.
  • Il cuore di Gesù è nuovo rispetto al cuore di pietra dei peccatori;
  • è nuovo per il rapporto singolare che il Figlio vive con il Padre.


Rispetto al nostro punto di vista, cioè al raccordo con la secolarità secondo lo Spirito, la crisi della devozione al Sacro Cuore si può descrivere da due direzioni diverse.

Da un lato, una devozione come questa può correre il rischio di essere ambigua se si pone come un sentimentalismo, un intimismo, o se si collega a un senso ambiguo di vittimismo, che nulla ha a che fare con il valore cristiano della riparazione.
Un vittimismo, un ripiegamento su di sé, non può far prendere sul serio l'esistenza e l'impegno nella storia, nel mondo, per il mondo.

Dall'altro versante, si è sviluppata molto una devozione che faceva perno sul regno del cuore di Cristo in maniera ambigua o ideologica.

Può nascere allora la domanda se una devozione che si è espressa così può sostenere la secolarità secondo lo Spirito.
Nel primo caso, dove l'accento è posto sul vittimismo, sembrerebbe impossibile collegare un discorso tra cuore di Cristo e secolarità secondo lo Spirito.
Nel secondo caso, vi sarebbe una secolarità non completamente cristiana, ma abbastanza ambigua.

Va pure ricordato che la scoperta del cuore di Cristo, nel contesto storico di cui stiamo parlando, pur con le ambiguità di cui si è detto, rappresenta effettivamente e in profondità una cosa molto importante, cioè la riscoperta del volto autentico di Dio, che è misericordia.
Il Dio cristiano è il Dio misericordioso.

Charles de Foucauld diceva: Bisogna richiamare che il cristianesimo è una religione tutta carità e tutta misericordia: essa ha come emblema un cuore.

La riscoperta del Cuore di Cristo può essere vista come la riscoperta non di un Dio ambiguo, nel quale non si può confidare, non di un Dio vendicativo, ma di un Dio che, di fronte al mondo peccatore, è misericordia.
La riscoperta del volto autentico di Dio porta alla riscoperta del volto dell'uomo come colui che è bisognoso, e quindi termine di una misericordia ineffabilmente coraggiosa, che nulla ferma, nemmeno il peccato, nemmeno l'inimicizia dell'uomo di fronte a Dio, inimicizia che Dio affronta e supera.

E' IL CORAGGIO DELLA MISERICORDIA DI DIO.

Allora la riscoperta del volto autentico di Dio e dell'uomo, sottesa alla devozione del Cuore di Cristo, conduce alla riscoperta del senso della Misericordia, dell'azione misericordiosa di Dio, ed è via alla riscoperta della visione cristocentrica della realtà.

La realtà ha, nella prospettiva della fede, un punto di riferimento unitario, centrale: che è Cristo, via di accesso alle profondità dell'esperienza dell'Alleanza, via d'accesso al mistero della comunione dell'alleanza con Dio e della interiorità cristiana, non esclusa l'esperienza mistica.

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