Quale dio è come te,
che toglie l'iniquità e perdona il peccato
al resto della sua eredità?
Egli non serba per sempre la sua ira,
ma si compiace di manifestare il suo amore. Egli tornerà ad avere pietà di noi,
calpesterà le nostre colpe.
Tu getterai in fondo al mare
tutti i nostri peccati.
Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà,
ad Abramo il tuo amore,
come hai giurato ai nostri padri
fin dai tempi antichi.
che toglie l'iniquità e perdona il peccato
al resto della sua eredità?
Egli non serba per sempre la sua ira,
ma si compiace di manifestare il suo amore. Egli tornerà ad avere pietà di noi,
calpesterà le nostre colpe.
Tu getterai in fondo al mare
tutti i nostri peccati.
Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà,
ad Abramo il tuo amore,
come hai giurato ai nostri padri
fin dai tempi antichi.
(Mich 7, 18-20)
Nel profeta Michea leggiamo di come Dio getterà i nostri peccati "in fondo al mare": è un'espressione che potremmo "tradurre" ricorrendo al concetto di "abissi" lontanissimi, irragiungibili da noi, quelle profondità in cui più nulla si vede, più nulla si ricorda.
E' il paradosso dell'amore di Dio: Colui che porta in Sè la memoria di tutti i tempi della storia, del passato, presente e futuro; Colui che è Eternità in cui niente si perde, decide di far scendere i peccati dell'uomo laddove diventano sedimento, sul fondale marino, a profondità impensabili.
Dio "vuole" dimenticare il peccato dell'uomo che si pente.
L'idea del mare - in questo suo forte valore simbolico - è anche accentuato dall'idea che gli antichi ebrei avevano di esso: mare era sinonimo di pericolo, di morte, di forze tenebrose; era spesso associato alla tempesta ed alla possibilità di perire, come ci dimostra il libro di Giona e come leggiamo anche nei Salmi, in cui ricorre l'idea che Dio sollevi dalle acque (Sal 18,17;20). Viene in mente anche la storia di Mosè ancora in fasce "salvato dalle acque" in cui altrimenti, certamente, sarebbe morto.
La connotazione del mare era così negativa tanto che nella Bibbia Giovanni descrisse la Gerusalemme nuova come una terra in cui il mare non vi sarà più (Ap 21,1), perché proprio dal mare risalirà la bestia distruttrice negli ultimi tempi (Ap 13,1).
L'episodio della tempesta sedata (Mc 4,35-41), però, ci mostra che Gesù è Colui che ha il potere sulle forze oscure che muovono le acque a tempesta, e che quello che per l'ebreo era simbolo di oscurità e potente incontrollabili, in mano Sua diventa acqua placida.
Ecco, se il mare può essere fonte di morte, se in esso l'uomo antico vedeva la rappresentazione ideale per eccellenza di tutto ciò che è negativo, oscuro, pericoloso, Dio ci dice: "i vostri peccati li farò morire in un abisso che non sarà più segno di morte, ma della mia misericordia"!
Questo abisso in cui il peccato è sconfitto, altri non è che il Cuore Crocifisso e Risorto di Cristo: il Fuoco della Sua Misericordia brucia il nostro peccato affinché Egli più non lo ricordi.
Il Fuoco della Giustizia divina tutto dispone, nella Sua infinita Provvidenza, affinché il malvagio si converta ed i buoni siano ricompensati;
il Fuoco dell'Amore ama..
"A scanso di equivoci, è da notare che la misericordia di Gesù non si esprime
mettendo tra parentesi la legge morale.
Per Gesù, il bene è bene, il male è
male. La misericordia non cambia i connotati del peccato, ma lo brucia in un
fuoco di amore.
Questo effetto purificante e sanante si realizza se c’è
nell’uomo una corrispondenza di amore, che implica il riconoscimento della legge
di Dio, il pentimento sincero, il proposito di una vita nuova".
Nel Cuore di Gesù, simbolo e segno concreto dell'Amore di Dio, "fornace ardente di carità" - come Lo definiscono le litanie proprie - possiamo trovare ciò che San Paolo descrive nel suo "Inno alla Carità".
Nel Cuore di Gesù il Fuoco altri non è che quella carità inestinguibile che consuma il peccato, non appena l'uomo si penta, gettandolo nell'Abisso misericordioso del Dio Amore.
Possiamo allora rileggere le parole paoline pensando a come questa carità "bruci" infinitamente ed eternamente nel Sacratissimo Cuore di Nostro Signore, e meditare oggi, primo venerdì del mese, sul modo sublime che Cristo ha di amarci, chiedendoGli di donare anche a noi questa carità che tutto scusa, tutto sopporta, tutto spera!
La carità è magnanima,
benevola è la carità;
non è invidiosa,
non si vanta,
non si gonfia d'orgoglio,
non manca di rispetto,
non cerca il proprio interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità.
Tutto scusa,
tutto crede,
tutto spera,
tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine.
(1 Cor 13, 4-8)
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