Prosegue la pubblicazione della traduzione dell'articolo di Padre Garrigou-Lagrange "Il Cuore Eucaristico di Gesù e il dono perfetto di Sè Stesso".
Il padre domenicano si addentra nel mistero del Sacrificio "sacerdotale" di Cristo: sacrificio perfetto, il più perfetto tra tutti.
Qui trovate la prima parte del testo.
(seconda parte)
IL CUORE SACERDOTALE DI GESU' E IL DONO DI SE' SUL CALVARIO
Egli stesso ha detto: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici" (Gv 15,13).
E san Paolo scrive nella Lettera agli Ebrei (Eb 10,6): "Il Cristo dice entrando nel mondo: non hai voluto nè sacrificio, nè oblazione, ma un corpo mi hai dato; non ha chiesto nè olocausto, nè sacrificio per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo, o mio Dio, per fare la tua volontà".
Nel sacrificio perfetto che il Salvatore, sacerdote per l'eternità, doveva offrire, la vittima non poteva essere che Egli Stesso.
Ciò che offre è Sè Stesso, il Suo Corpo crocifisso, il Suo Prezioso Sangue versato fino all'ultima goccia, tutto il Suo Cuore martoriato ed infine aperto dalla lancia.
Come dimostrato da sant'Agostino, dal Beato Alberto il Grande e da San Tommaso, il sacerdote e il sacrificio sono tanto più perfetti quanto più:
1° il sacerdote, mediatore fra Dio e gli uomini, è maggiormente unito a Dio e ancora di più unito al popolo di cui deve offrire le adorazioni, le suppliche, le riparazioni e le azioni di grazia;
2° la vittima è più pura, più preziosa e più consumata;
3° il sacerdote e la vittima sono maggiormente uniti, poiché l'oblazione e l'immolazione esteriore della vittima non sia che il segno dell'oblazione e dell'immolazione interiore del cuore del sacerdote, che devono essere reali, vive e profonde, come conviene ai poù grandi atti della virtù di religione, inspirati dall'amore di Dio.
Nostro Signore, sacerdote per l'eternità e mediatore universale è la Santità Stessa; la Sua umanità santificata in maniera sostanziale ed innata, attraverso l'unione personale al Verbo, e le azioni sacerdotali della Sua Santa Anima hanno un valore teandrico (aggettivo usato per indicare il carattere divino-umano delle operazioni del Cristo), illimitato, che esse attingono dalla Persona del Verbo; qui hanno un valore meritorio e satisfattorio intrinsecamente infinito.
Il Suo Cuore sacerdotale non potrebbe essere più unito a Dio, nè d'altra parte più unito agli uomini, perché Gesù è il Capo del Corpo mistico di cui noi siamo le membra: "Il Cristo è il Capo della Chiesa, suo corpo, di cui è il Salvatore" (Ef 1,23).
Inoltre, il Cuore sacerdotale di Gesù si è dato a noi sul Calvario nella maniera più perfetta e più intima, come aveva annunciato: "Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere
di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho
ricevuto dal Padre mio". (Gv 10,17-18)
La vittima purissima, offerta sulla Croce da Gesù è Egli stesso, è il Suo Corpo crocifisso, il Suo Sangue versato, il Suo Corpo lacerato in tutte le sue fibre; Gesù è la vittima fin nella Sua anima che vuole consegnare pienamente al dolore, fin nella Sua anima tutta immersa nell'abbandono totale: "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?"
E' l'immolazione completa dell' "Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo"; l'unione del Sacerdote e della Vittima non poteva essere più intima, nè il legame del sacrificio interiore e del sacrificio esteriore più stretta.
Se san Paolo ha detto: "Per conto mio ben volentieri mi prodigherò, anzi consumerò
me stesso per le vostre anime. Se vi amo più intensamente, dovrei essere
riamato di meno?" (2 Cor 12,15), che cosa bisognerebbe dire di Nostro Signore, che ha versato per noi tutto il Suo Sangue nel Getsemani, nella flagellazione, nella coronazione di spine e sulla Croce, come ci ricordano i Mattutini dell'Ufficio del Prezioso Sangue?
Il Cuore sacerotale di Cristo ha donato generosamente questo Sangue adorabile per la nostra salvezza.
Come scrive Paolo nella Lettera agli Ebrei (Eb 9.12): "Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di
capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una
redenzione eterna".
Come dice meravigliosamente la Liturgia, che ci dispone così perfettamente alla contemplazione di questo mistero: "Chiunque bagni la sua veste in questo Sangue, ne lava le macchie
Ne assume uno splendore imporoporato che lo rende immediatamente simile agli angeli e gradito al Re..."
- Ci ha riscattato per mezzo del Tuo Sangue, Signore
- E hai fatto di noi un regno di Sacerdoti per il nostro Dio
(continua...)
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