A conclusione dell'Anno Santo della Misericordia, il blog condivide con i lettori un pensiero di Mons. Guido Marini, testo in cui si riflette sulla Solennità di oggi, anche in relazione al Cuore di Cristo. La riflessione ci aiuta a pensare all'avvento del Regno del Sacro Cuore, perché, come disse Giovanni Paolo II, «Gli elementi essenziali della devozione al Cuore di Cristo appartengono in modo permanente alla spiritualità della Chiesa, lungo tutta la sua storia. Perché fin dall’inizio, la Chiesa alzò il suo sguardo al Cuore di Cristo trafitto sulla croce… Sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza potrà essere costruita la civiltà dell’amore tanto desiderata,il Regno del Cuore di Cristo!» (Giovanni Paolo II, Messaggio ai Gesuiti, 5 ottobre 1986).
«In questa Domenica il Santo Padre ha chiuso la Porta Santa della Basilica di San Pietro.
In tal modo è terminato l'Anno Santo della Misericordia.
La Porta della Misericordia, però, rimane sempre aperta!
Perché Gesù, il Risorto da morte, è la Porta, spalancata e vivente, della misericordia di Dio, dispensata per noi dalla Chiesa, soprattutto nella celebrazione dei sacramenti.
Oggi celebriamo la solennità di Gesù Cristo, Re dell'Universo.
La sua è una regalità di amore! E la sua massima espressione è la Croce. Il Cuore di Gesù Crocifisso, infatti, è la ferita-feritoia da cui scaturisce l'infinita misericordia di Dio, unica e vera salvezza del mondo.
Torniamo, pertanto, a scambiarci a vicenda, con tanta gioia, il bel saluto cristiano: "Cristo regni!" - "Sempre!".
La regalità di Gesù e la realtà del Suo Regno di amore le affermiamo nella preghiera del Padre nostro, quando invochiamo: "Venga il tuo regno".
E' una domanda accorata che sale dalla Chiesa e che riguarda l'oggi della storia ma anche e soprattutto l'eternità.
Ascoltiamo, al riguardo, una pagina di san Cipriano: "Ma allora, domando io, perché preghiamo e chiediamo che venga il regno dei cieli, se continua a piacerci la prigionia della terra?
Perché con frequenti suppliche domandiamo e imploriamo insistentemente che si affretti a venire il tempo del regno, se poi coviamo nell'animo maggiori desideri e brame di servire quaggiù il diavolo anziché di regnare con Cristo?
Dal momento che il mondo odia il cristiano, perché ami chi ti odia e non segui piuttosto Cristo, che ti ha redento e ti ama?
Mostriamo nei fatti ciò che crediamo di essere.
Chi, trovandosi lontano dalla patria, non si affretterebbe a ritornarvi?
La nostra patria non è che il paradiso.
Là ci attende un gran numero di nostri cari, ci desiderano i nostri genitori, i fratelli, i figli in festosa e gioconda compagnia,
sicuri ormai della propria felicità, ma ancora trepidanti per la nostra salvezza.
Vederli, abbracciarli tutti: che gioia comune per loro e per noi!Che delizia in quel regno celeste non temere mai più la morte e che felicità vivere in eterno!"
Ecco perché afferma sant'Agostino:
"O felice quell'alleluia cantato lassù! O alleluia di sicurezza e di pace! Là nessuno ci sarà nemico, là non perderemo mai nessun amico. Ivi risuoneranno le lodi di Dio".
In questa Domenica cantiamo con gioia grande l'alleluia: Gesù Cristo è il nostro Re e noi viviamo nel Suo Regno!
Ora in parte e nella speranza, un giorno del tutto e nella piena realtà».
(Mons. Guido Marini)