venerdì 4 aprile 2014

MEDITAZIONE PER IL PRIMO VENERDI' DEL MESE (testo di Luigi Filosomi, s.j.)



IL CUORE DI GESU', INCARNAZIONE DELLA MISERICORDIA DI DIO
DI PADRE LUIGI FILOSOMI, s.j.




Dio è, secondo la definizione di Giovanni, Amore (1Gv 4,16).
Ma come l'amore della mamma verso il figlio cattivo è diverso da quello per il figlio buono, così l'amore del Cuore di Gesù per noi fragili peccatori è diverso da quello che Egli nutre per il Padre e per la Madre immacolata, e possiede perciò un'accentuata venatura di comprensione, di compassione e di misericordia.
Per rispondere perciò ai giansenisti e ai loro epigoni dei nostri tempi, ma soprattutto per la nostra riflessione, rifacciamoci alla eccessiva misericordia e bontà che risplende in tutto il Vangelo e che, guarda caso, scandalizzava già i giansenisti di allora: gli scribi e i farisei.

Gesù non è soltanto la manifestazione, ma che l'incarnazione della misericordia del Padre.

Cristo - spiega il Papa - conferisce a tutta la tradizione veterotestamentaria della misericordia divina un significato definitivo.
Non soltato parla di essa e la spiega con l'uso di similitudini e di parabole, ma soprattutto Egli stesso la incarna e la personifica.
Egli stesso è, in un certo senso, la misericordia. (Giovanni Paolo II - Dives in Misericordia)

Gesù, assumendo la natura umana, è diventato l'incontro tra la misericordia divina e la miseria e fragilità umana e, pur continuando ad amarci con il Cuore di Dio, ha cominciato ad amarci anche cuore d'uomo, come proclama il Vaticano II (GS 22)


IL FIGLIO PRODIGO

La più fedele rappresentazione del Cuore di Cristo l'abbiamo senz'altro nel capolavoro delle parabole: quella del figlio prodigo, che Giovanni Paolo II definisce "l'uomo di tutti i tempi" (Dives in Misericordia, n.4).
Il padre della parabola poteva certo mettere in moto gli ingranaggi della sua giustizia, perché il figlio "non soltanto aveva dissipato la parte del patrimonio spettantegli, ma inoltre aveva toccato sul vivo e offeso il padre con la sua condotta" (Dives in Misericordia, n.5)
Eppure, a un cenno di pentimento del figlio, si commuove e, sfidando lo scandalo e la contestazione del fratello maggiore, lo riammette nella dignità di figlio e organizza una sontuosa festa, perché quel suo figlio "era morto ed è tornato alla vita; era perduto ed è stato ritrovato" (Lc 15,32)
E' proprio il caso di ricordare la conclusione che trae Gesù dalla parabola della pecora smerrita: "Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito che per novantanove giusti, che non hanno bisogno di conversione" (Lc 15,7) 

Negare o soltanto cercare di attenuare questa misericordia di Dio, è falsare la figura e la missione di Gesù e, di conseguenza, anche quella delal sua Chiesa (Cfr Dives in misericordia, n.1)